💭 Parole, parole, parole: Cosa dicono di noi le parole che utilizziamo 💭

L’uomo è un animale inevitabilmente sociale. Nasciamo e già con il pianto sappiamo comunicare i nostri bisogni alle nostre figure di riferimento.

Cresciamo e man mano impariamo il meraviglioso uso del linguaggio, diventiamo capaci non solo di farci capire dagli altri, ma di comunicare a 360 gradi.

Con le parole generiamo relazioni, comunichiamo le nostre emozioni, le sensazioni del nostro corpo. Attraverso le parole creiamo legami e li sciogliamo, stringiamo amicizie e le distruggiamo, sogniamo, ci innamoriamo e tradiamo.

Le parole possono metterci nei guai e incredibilmente tirarcene fuori, ci permettono di pensare, di parlare a noi stessi, di leggere dentro la nostra mente, di dare forma alla nostra realtà e alle idee che abbiamo del mondo e di noi.

Le parole che rivolgiamo a noi stessi e quelle che gli altri rivolgono a noi si insinuano e generano credenze e convinzioni, scolpendo la nostra identità.

Con le parole pensiamo, ci parliamo attraverso una voce interiore, ma non in modo casuale.

le parole che utilizziamo ci incoraggiano o ci penalizzano.

Immagina 2 uomini, uno accanto all’altro, i quali devono alzarsi, gestire l’ansia di parlare davanti ad una platea ed iniziare a parlare.

Ora immagina che nei minuti precedenti il primo dica a sé stesso qualcosa del tipo:

‘Non vedo l’ora che sia finita, non ce la posso fare, farò una figuraccia, non ne sono in grado’

Il secondo, invece:

‘Sarò convincente, catturerò la loro attenzione, ho l’occasione di far vedere le mie capacità’

La performance, al netto dei contenuti sarà influenzata dalle parole che i 2 uomini dicono a sé stessi? In che modo? Quelle parole influenzeranno il loro comportamento a migliorarsi, a mettersi nuovamente alla prova o ad abbandonare del tutto una esperienza simile?

E a questo punto possiamo ben capire come la psicologia si basi profondamente sulle parole e sull’uso che se ne fa, perché esse stesse danno forma al proprio mondo.

Ogni parola ha un significato doppio: il primo è condiviso, quello che ci permette di comunicare con l’altro e di renderci comprensibili.

Tutti sappiamo cosa sia un tavolo

Il secondo è quello soggettivo, personale, un significato che dipende solo ed esclusivamente da noi stessi e dalle nostre esperienze del mondo

Se ti chiedo di pensare ad un tavolo, cosa ti viene in mente?

Io ad esempio penso ad un vecchio tavolo rettangolare di legno, ma qualcun altro penserà ad un tavolo grigio, rosso, di vetro, quadrato, rotondo…

E tu?

Il doppio significato di una parola semplice come tavolo rende tale parola oggettiva da un lato, e da un altro profondamente soggettiva.

Ma cosa accade quando le parole riguardano concetti astratti, come amore, rispetto, dolore, libertà, ideale, serenità?

Qual è il peso del significato soggettivo rispetto a quello condiviso?

Questo è il fulcro del mio lavoro.

Qui, nel mio studio, analizzo quelle parole che così frequentemente utilizziamo, quasi in modo banale, senza pensarci troppo, e indago sui significati soggettivi, profondi del cliente, così da diventare consapevoli del modo in cui usiamo le parole verso noi stessi e verso gli altri, e del modo in cui la nostra realtà, le nostre emozioni, le relazioni e i pensieri prendono forma.

Dott.ssa Valentina Deiana

347 4091833

Psicologa ad Alessandria